giovedì, febbraio 11, 2010

Parte 1 - La vicenda della scrittura nuragica e delle Tavolette di Tzricotu a puntate

In merito alla vicenda di Tzricotu pubblicata sul blog del giornalista gianfranco pintore, riporto la serie di articoli e di commenti interessanti, per un riepilogo degli avvenimenti:


GIOVEDÌ 27 DICEMBRE 2007

Tzicotu e il soprintendente

Il soprintendente ad interim per i beni archeologici, professor Giovanni Azzena, ha rotto il silenzio accademico che circonda le tavolette di Tzicotu, una serie di bronzi su cui – ne è convintissimo il professor Gigi Sanna – in periodo nuragico sarebbero state incise delle scritte. Di quattro di esse si conoscono solo le fotografie, una (riprodotta qui accanto) è in “carne e bronzo”. È questa che il professor Azzena ha deciso di restituire al Comune di Cabras, nel cui territorio la trovò un contadino a poca distanza dalle straordinarie statue di Monte Prama.
Il silenzio ufficiale è rotto e c’è in questo anche la smentita della diceria secondo cui la tavoletta di Tzicotu era un falso. Il primo e la seconda sono però avvolti in un involucro di incredulità e di pregiudizi poco consoni all’autorità scientifica di chi li esprime. Nella lettera di Azzena al Comune di Cabras si parla di “placchetta bronzea” quasi a suggerire l’idea della patacca, si richiede un esame da parte di “un esperto nel campo altomedioevale” insinuando quale sia l’origine della tavoletta, si propone una manifestazione pubblica ben preparata e al riparo da “polemiche e rivendicazioni controproducenti”, si prospetta l’esigenza di un’analisi chimico-fisica del reperto.
Con un po’ di malignità, si potrebbe chiedere alla Soprintendenza che cosa ci stia a fare e come si guadagni la sua pretesa di soprintendere ai beni archeologici sardi. Pare certa dell’origine alto medioevale (476-1066 dC) della tavoletta. Perché non dice esplicitamente, e prova, che l’abbiano fatta i Longobardi, come si sente sussurrare? Ritiene che un esperto chimico-fisico sia in grado di dipanare la matassa. Perché non l’ha fatta esaminare essa stessa?
Io non so se abbia ragione il professor Sanna a sostenere la sua scoperta, come fa in giro per il mondo, ospite di università e istituti evidentemente poco interessati a patrocinare la causa di chi teme la rimessa in discussione delle proprie certezze e carriere accademiche. So che una Soprintendenza, come la sarda, che voglia apparire credibile e che chieda la stima dei cittadini non si comporta così.

3 COMMENTI:

Mirko Zaru ha detto...

Purtroppo, leggo a malincuore, che la discussione per queste "Tavolette" è ancora accesa e, purtroppo, farsata come la vicenda di Monti Prama!

In ambito accademico la decorazione a "punto e virgola" è decisamente conosciuta e chiaramente identificativa del popolo longobardo!
L'oggetto in questione, nella foto capovolto, è stato motivo di discussione anche con il prof. Alfonso Stiglitz del comune di San Vero Milis, il quale mi ha mostrato decine di esempi identici di "tavoletta" che in verità trattasi essere puntali di foderi di spada, dei quali ho anche delle foto.
Se la scrittura nuragica esiste non è stata ancora scoperta, ma ciò non sminuisce la grandezza del popolo sardo!

Grazie per il contatto
Mirko Zaru
http://www.archeologiasarda.com
Appena ho tempo scriverò anche qualcosa su come non si è nascosto niente su Monti Prama.

Intanto si può guardare sul mio sito l'intervento di Tronchetti proprio sui giganti
http://www.archeologiasarda.com/carlo_tronchetti.asp

Gavinu ha detto...

All'Università ho chiesto conto al mio professore di linguistica generale,il dott.Putzu,di cosa blocchi l'affermazione, la diffusione, la professione della lingua e della cultura sarda, non in Nepal,non in Antartide o in Sud Africa, ma nella Sardegna stessa. "Motivazioni", questo è il propellente che sembra non essere mai circolato nel Palazzo. Non mi intendo di archeologia,ma come non accorgersi che l'indifferenza dimostrata dalla Sovrintendenza è più gravosa delle tonnellate di fango che custodiscono a malincuore reperti delle nostre origini?

Anonimo ha detto...

Seu Francu Pilloni, direttori de sa rivista Paraulas.
Heus pubblicau bortas medas, intre is primus, novas de is brunzittus de Tzricotu e de is aturus repertus chi parrint e funti scrittus in sardu-nuracinu.
Innoi pigu parti a pustis de hai liggiu su post e is cummentus: donniunu est meri de scriri su chi creit, ma abbarrat respunsabili de cussu chi hat iscrittu.
Immoi, chi is brunzittus de Tzricotu siant puntalis de "foderi di spada" altumediuevalis est cosa altamenti probabili: si scit po seguru ch'is Longubardus e is Unnus hapant pigau parti po annus e annus a sa Sartillia de Aristanis. Su fattu est acclarau de tantis referimentus in is codicis miniadus de is missalis de mesu Sardigna e a chini no ddu scit, peus po issu!
Finzas Teodoricu, su gurrei de is Gotus, hiat fattu su campu estivu in su Sinis de Crabas: cussus chi parrint nuraxis aturu no funti che muridinas pesadas de is Gotus po podi fai su slalom cun is cuaddus lanciaus in una currera acrobatica. Su chi faint is cavaleris aristanesus e de is partis de susu, cussas cursas chi zerriaus parillias, ddas hant imparadas de is Ostrogotus. Primu, in antigoriu, e calincunu dd'hat agatai scrittu in calincunu logu, ddis zerriant agotillias.
De su restu, su nomini de su nuraxi falsu chi sigheus a zerriai Tzricotu, est una de cussa muridinas chi s'hat tirau su nomini giustu avatu: tzri-gotu, siat a nai sigurat de is Gotus!
Bastat a s'arregordai su ch'hiat scrittu Cazzioru (Cassiodoro in italianu) chi sardu no fudi, canduchinò dd'hiant hai zerriau Cazzebrunzu).
E giai chi calincunu s'hat promittiu chi s'hat a nai ca is statuas de monti Prama funti de sempri in primu pianu de is mustras e de is manifestazionis de is soprindenzias, ca nemus hat cuau nudda in propositu, si scipiat chi, comenti hat nau Erodotu, fudi stetiu unu trasportu eccezionali de s'antighidadi a indi portai is stauas de su monti Pindu a su monti Prama. In s'archiviu storicu de Sparta hant agatau sa bolla de cunsigna firmada de su giugi sardu cun una gruxi, ca poberu de issu, no scidiat scriri!
Come volevasi dimostrare!
Is sardus, cumenti si scit e cumenti heus imparau in scola, seus stetius clientis e scientis de donnia populu chi hat bogau conca in sa storia de su mediterraneu. Heus finzas imparau sa lingua de is invasoris beniderus, aici chi, candu funti benius, ddus heus pozzius ossequiai cumenti hanti postu pei in terra.
Chini pensat su contrariu est foras de sa storia e de sa scienzia.
Assumancu de cussa ufficiali.

GIOVEDÌ 17 GENNAIO 2008

Gli etruschi di Allai. La soprintendenza indaga

Ho avuto modo ("Tzicotu e il soprintendente", vedi qui sotto) di segnalare il cambiamento di stile del nuovo soprintendente archeologico ad interim, Azzena. Uscire dal fortino senza porte né finestre della Soprintendenza e mescolarsi con le curiosità di noi poveri mortali è un buon segnale. Ce n’è un altro (indefinibile, come dirò) che va nella direzione giusta.

Riguarda il ritrovamento nelle campagne di Allai di un piccolo giacimento di reperti che, secondo chi li ha trovati, sono riconducibili agli etruschi. Ad Allai, segnalò il professor Massimo Pittau, fu ritrovata una ventina di anni fa una stele scritta specularmente in etrusco e in latino. Denunciò allora Pittau il disinteresse della Soprintendenza. Al ritrovamento di questi nuovi reperti, la reazione di qualche archeo-burocrate, che neppure si prese la briga di andarli a vedere, fu che certamente si trattava di un falso. I cronisti locali si indignarono per questa fatua supponenza, interrogandosi sul come si potesse permettere un funzionario di bollare come falsa una cosa neppure vista.

La notizia è che, intorno al 20 gennaio, la Soprintendenza farà “un sopralluogo” ad Allai. La parola “sopralluogo” tradisce ancora una prevenzione di tipo giudiziario, quasi che il comune di Allai avesse bisogno non di esperti ma di pubblici ministeri e/o giudici per le indagini preliminari, ma già è qualcosa passare dal pregiudizio circa la falsità alla decisione di andare ad indagare.

PS. – Nessun giornalista, dei tanti cui ho spedito la notizia ("La stele di Nora? A Parigi", vedi qui sotto), che io sappia ha segnalato il trasferimento nella capitale francese di uno dei reperti più importanti della storia sarda. Né si è fatto dire se, per caso, il governo sardo fosse stato informato del prestito di un reperto che appartiene alla Sardegna e alla sua storia. Né si è premurato di sapere se questa stele (fenicia come dicono alcuni, tutta sarda come affermano altri) sia stata adeguatamente illustrata nel museo che la ospita o se sia finita nel calderone indistinto di “La Méditerranée des phéniciens”, titolo della mostra dell’Istituto del mondo arabo che la ospiterà sino al 20 aprile.

Chi sa se ai loro colleghi toscani, per dire, sarebbe passato inosservato il prestito di una stele etrusca per una mostra, che so?, sui fenici nel Mediterraneo. Io dubito che sarebbe successo. Ma, si sa, gli etruschi erano etruschi, mica fenici come i sardi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ho letto sulla pagina di FB South African Tourism Italy
http://www.facebook.com/pages/Milano-Italy/South-African-Tourism-Italy/59309778872#!/posted.php?id=59309778872
che è in atto un'indagine archeologica presso la riserva naturale di Umphafa
Sapete altre notizie?