sabato, febbraio 13, 2010

Il metodo "fantasma" che metodo non è!

SABATO 6 FEBBRAIO 2010

Caro Castangia, il mio metodo eccolo qua

di Gigi Sanna

Caro dott. Castangia, è curioso che nel giro di qualche mese anche lei abbia parlato di metodo con me. Guarda un po'! Io provengo da una certa scuola cagliaritana molto severa in fatto di ricerca ed il mio primo esame all'università era incentrato sul corso monografico ' Il Nuraghe di Barumini e la stratigrafia nuragica' di G. Lilliu.
So bene quindi, ma molto bene, anche per altri esami e per miei studi personali di oltre trent’anni di durata, di fronte a quali problemi si trova un archeologo-epigrafista che esamina un oggetto fuori contesto. So come deve procedere e quali sono le vie pressoché obbligate da seguire. Ma lei sa bene che il processo di ricerca, quello comparativo, è uno dei più difficili e pericolosi e spesso lascia il tempo che trova. Ma mi permetto di aggiungere qualcosa al cosiddetto metodo archeologico, quel qualcosa di doveroso, che c'è e viene usato da alcuni, ma che spessissimo è tenuto in scarsa considerazione da altri.
Questo qualcosa di più sul metodo parte dal fatto che si deve prendere atto che spesso non è l'oggetto, che sfugge alla mia conoscenza, che lì per lì mi può indirizzare nella ricerca, ma il contenuto decorativo o epigrafico (o entrambe le cose) che sta in un certo oggetto. Naturalmente bisogna tener ben presente che l'archeologo deve essere nello stesso tempo epigrafista ( per me non esiste un puro archeologo o un puro epigrafista), lo deve per mestiere, e purtroppo, come lei sa, l'università sarda di archeologia, benemerita sotto tanti aspetti, non lo è abbastanza sul versante dell'insegnamento della conoscenza epigrafica che vada oltre il fenicio, il greco e l'etrusco.
Se per caso, come è spesso accaduto nel secolo scorso, un archeologo sardo s'imbatte in segni di natura fonetica che non fanno parte della suo bagaglio dottrinale per lui questi segni non esistono, non li ritiene segni alfabetici. Pertanto, o istintivamente (e prudentemente) si rivolge ad altri oppure è costretto a fare l'operazione che ha fatto il dott. Paolo Benito Serra. Questi è andato (senza quel bagaglio adeguato di conoscenze epigrafiche che gli avrebbero consentito subito di evitare un percorso sbagliato) alla ricerca di oggetti che solo 'formalmente' potessero, solo per il supporto in sé e per l'aspetto dei segni (giudicati all'impronta decorativi), richiamare, per 'analogie' e somiglianze, gli oggetti di Tzricotu.

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6 COMMENTI:

Aba Losi ha detto...

Vorrei rimarcare sulla rigorosità e sulla precisione, sul metodo scientifico. Troppo spesso confuso, anche in questo spazio, con le tecniche, che invece sono solo strumentali alla scienza, qualunque essa sia. In primis, una cosa è o non è. Per quanto possa sembrare semplice come filosofia, la penso così: ci possono essere 1, 2, 100 opinioni, ma alla fine una cosa è o no. Al di là della nostra capacità di dimostrarlo o meno, o , come spesso accade e sta accadendo con la questione scrittura, del chiudere gli occhi in modo così palese. In una analisi, TUTTO deve tornare. Non basta una somiglianza formale, non basta un "grosso modo", un " più o meno". Come Gigi sa, io ho in testa una legge molto ferrea, 2+2=4. Non può venirmi a dire, dottor Castangia, che un cuneo è un triangolo, perchè non è così. Non può dirmi, senza giustificarlo, che i 4 segni ugaritici della tavoletta A3 sono qualcos' altro: cosa sono?
E' accettabile che un archeologo li capovolga in una pubblicazione? sì è accettabile, perchè tutti possono sbagliare. Ma è inaccettabile che adesso, dopo che glielo hanno fatto notare tante volte, non torni sui suoi passi: questo per quanto riguarda l' etica scientifica. Grottesco che si continui a difendere una posizione indifendibile. Che poi mi possa dire che non riesce ad inquadrare i sigilli del Sinis nel contesto della cultura nuragica, così come la si concepisce ora, questo è un altro discorso ed è comprensibile.Che però di fronte a tale difficoltà il dottor Serra li infili a forza in un altro contesto, del tutto incompatibile con i segni scrittori, questo sì è antiscientifico. Come ho rimarcato più volte, sarebbe più professionale dire che i documenti sono tutti falsi (però poi bisogna provarlo) piuttosto che negare l' esistenza di tali segni. E se Tzricotu sembra troppo esotico, se il riprodursi delle stesse parole , delle stesse formule, degli stessi segni su altri documenti sembra una coincidenza (all' anima della coincidenza!) allora guardiamo pure gli altri documenti. E' incredibile: vengono semplicemente ignorati. Il dottor Stiglitz, che sempre mi prende in giro pensando che io non me ne accorga, mi ha detto :"che non può giudicare il sigillo di Pallosu da una foto sfuocata". Che razza di risposta sarebbe? Quando stiamo parlando di oltre 50 documenti? in cui tutto torna? le formule, le tecniche, gli alfabeti, lo stile, e, non da ultima la scrittura numerica. Come si fa ad ignorare questo?
Aggiungo (questa però è una osservazione personale): come si fa a non sentirsi felici davanti alla perfezione logica e matematica di tali documenti?

Giandaniele Castangia ha detto...

Caro Dr Sanna
la ringrazio per il suo post, che ho trovato coerente e chiaro e devo dire in linea generale molto convincente, anche se questo già lo sapevo poiché se non avessi dei dubbi da sciogliere dopo Sardoa Grammata non avrei mai scritto qui, solo per disturbare la discussione!

Devo però confessarle che i miei dubbi non si sono sciolti, poiché effettivamente mancano degli elementi e altri sono molto poco chiari, e vedrò in questi giorni di fare un pò più di luce in proposito.
In particolare, vorrei capire l'esatta natura dell'artigianato in bronzo della Sardegna Bizantina e dei suoi elementi specifici e vorrei approfondire sugli insediamenti rurali del Sinis in tale epoca. Dalla zona di Tzricotu è vero non conosco notizie di rinvenimenti rilevanti, ma sulla sponda meridionale dello Stagno a quanto mi risulta - e in parte l'ho visto coi miei occhi sul terreno - è evidente la presenza di materiali altomedievali, soprattutto ceramiche, che potrebbero indicare la presenza di un abitato (il tutto ovviamente molto condizionale, comunque vedrò!).

Il fatto è che l'unicità è qualcosa di per sé molto difficile da provare in archeologia, dove si va per associazioni (e pure in epigrafia ancor di più).
Ci vogliono più elementi, a mio parere. Non voglio entrare nel merito della sua traduzione perché non dubito delle sue tabelle.

Anonimo ha detto...

Caro Sanna
ieri sono andato all'Aiga di Abbasanta, le incisioni che hai decifrato, mi sono parse di recentissima realizzazione. Cosa pensi a tal proposito?
Mauro Peppino

Anonimo ha detto...

Caro Sanna,

il suo lungo intervento non risponde al quesito di Castangia, che si è limitato (in poche parole) a farle notare quanto segue:
1) seguendo il suo metodo (o ipotesi) si possono ‘leggere’ anche le tavolette medievali (chiamiamole così, tanto per intenderci sulla materia del contendere);
2) le tavolette medievali sono contestualizzate ;
3) quelle di Tzricotu no;

Pertanto l’unico motivo per il quale quest’ultima dovrebbe essere ‘nuragica’ è la mancanza di contestualizzazione, cioè l’assenza di informazioni su di essa.

Il punto che Castangia non mette esplicitamente in evidenza (ma si comprende bene quando le fa notare che si potrebbero ‘leggere’ tutte le tavolette), è che qualunque motivo ornamentale come quello in oggetto può essere ‘letto’ col suo metodo, basta porlo a confronto con un sistema di simboli sufficientemente ampio (ed infatti lei adopera ben tre alfabeti) e sfruttare la grande variabilità degli stessi simboli quando vengano considerati nella pratica scrittoria.

A questo, non ha dato risposta.

Insomma: se si possono ‘leggere’ anche le altre tavolette (quelle medievali), ma evidentemente non ha senso farlo, perché dovrebbe avere senso per quelle di Trzicotu, di cui non si sa la provenienza?

gigi sanna ha detto...

Per il dott.Castangia. Lei è molto garbato nelle rsposte. Questo è molto importante. Cosa le devo dire? Quello che le ha detto Aba Losi. Niente di più. Purtroppo non ha risposto alla sua stessa domanda, mica alla mia. Sa a che cosa penso? Che Lei è condizionato dalla sua formazione scolastica archeologica. Altrimenti mi avrebbe risposto tranquillamentte che la scrittura c'è. Perchè 2+2 fa quattro. Senza alcun dubbio. Lei vuole approfondire il discorso altomedieovale e io non ne ho assoluto bisogno. E le ho detto perchè con la massima semplicità possibile. La prego, non mi parli in generale: cosa vuol dire ci vogliono più 'elementi'. Quali? Se sarò in grado di fornirglieli li avrà. Stia sicuro. Comunque ho gradito molto il suo 'incipit'.

Per l'anonimo che si oppone, ma in maniera dialetticamente garbata (o non pregiudizialmente ostile).

Primo punto: Legga bene il mio articolo: spiego che proprio le tavelette 'medioevali, le assurde 'matrici' non si possono leggere, i sigilli sì.
Secondo e terzo punto (un punto solo, il terzo non c'è): ho già ammesso la mancanza totale di contestualizzazione tranne per il punto in cui ( fatevelo dire dal signor Porcu) presso il nuraghe Tzricotu venne trovata la minuscola tavoletta di bronzo. Non è poco. Si facciano degli scavi nella zona e forse delle risposte ci saranno. Ma le ho spiegato che un documento epigrafico, quasiasi esso sia denuncia la scrittura, la lingua (spesso) e la cultura in cui venne prodotto di un certo periodo. O non è così?
Lei poi non può dire che io 'adopero' tre alfabeti. I tre alfabeti con altro, tanto altro, li adopera lo scriba nuragico che ha composto il documento in protocananaico. Uno scriba, se lo lasci dire, che è un campione assoluto di conoscenze epigrafiche in sincronia e diacronia.Il protocananaico, cosa che ignorano o non vogliono sentire in questo Blog, nonostante le mie citazioni continue, è quel codice di scrittura del periodo del bronzo che si serve di più alfabeti contemporaneamente. Aba Losi ed il sottoscritto hanno postato articoli su documenti orientali (siro palestinesi) a tal proposito. Nel mio ultimo articolo il documento yemenita,lo mostra senza ombra di dubbio.
Infine dal momento che lei è così sicuro/a del fatto suo mi dimostri che 'qualunque motivo ornamentale' può essere letto con il mio metodo. Ma sta scherzando o fa sul serio? Lasci perdere il 'qualsiasi' e me lo dimostri semplicemente con le linguelle medioevali (se vuole del repertorio ne fornisco anche altre) paragonandole a tutti i 'simboli' -segni fonetici della scrittura di ogni tempo. Poi ne riparliamo. D'accordo? Perchè poi non avrei dato risposta al dott. Castangia? Caspita se l'ho data : lui con i suoi segni medioevali non ha ottenuto nulla, io ho ottenuto per due volte il nome di Yhh ( ovvero uno dei tre nomi accettati di Yhwh).

Anonimo ha detto...

G. Sanna ha detto

Infine dal momento che lei è così sicuro/a del fatto suo mi dimostri che 'qualunque motivo ornamentale' può essere letto con il mio metodo. Ma sta scherzando o fa sul serio? Lasci perdere il 'qualsiasi' e me lo dimostri semplicemente con le linguelle medioevali (se vuole del repertorio ne fornisco anche altre) paragonandole a tutti i 'simboli' -segni fonetici della scrittura di ogni tempo. Poi ne riparliamo. D'accordo? Perchè poi non avrei dato risposta al dott. Castangia? Caspita se l'ho data : lui con i suoi segni medioevali non ha ottenuto nulla, io ho ottenuto per due volte il nome di Yhh ( ovvero uno dei tre nomi accettati di Yhwh).

Caro Sanna,
la rimando al post di Castangia del 2 febbraio (quello al quale, secondo me, non risponde): vorrà convenire (spero) che si possa ottenere un testo compiuto con molta facilità (basta un po’ di fantasia).
Posso chiederle di adoperare toni più composti (almeno nei confronti di chi li adopera con lei)? Grazie.

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